La selva castanile è un paesaggio agro – forestale, caratterizzato da una copertura rada di castagni, ai quali viene lasciata la massima possibilità di espansione della chioma. Il castagno è un albero da frutto e come tale necessita di spazio e luce solare. Al suolo filtra una luce rada, che consente la crescita di erba da destinarsi a fieno e di flora spontanea prealpina. La selva castanile (castagneto da frutto) è riconosciuta come un paesaggio agro-forestale anche dal catasto italiano e dalla Legge regionale di Regione Lombardia numero 5 del 20 luglio 2007 mentre l’Unione Europea ha inserito i “Castanea Sativa woods” all’interno della direttiva Habitat 92/43 per riconoscere ufficialmente che le pratiche culturali legate al castagneto favoriscono la biodiversità.
Possiede caratteristiche strutturali e gestionali in parte attinenti ad una gestione forestale, in parte ad una gestione agricola, ponendosi a cavallo di questi due sistemi. Come tutti i luoghi e le strutture di frontiera è caratterizzata da una grande ricchezza di biodiversità naturale e culturale e a sua volta diviene elemento caratterizzante del territorio.
Da sempre, il sottochioma dei castagni nelle selve, ha offerto alle mandrie al pascolo il luogo ideale per nutrirsi e ripararsi dal sole nelle stagioni calde. Il pascolo garantiva la manutenzione del prato e al contempo forniva utile concimazione con il letame. Nelle selve il ciclo gestionale era chiuso: la raccolta del fogliame secco serviva da lettiera per la stalla e permetteva la ricrescita del fieno nella stagione successiva (la presenza di pacciamatura di foglie di castano, oltre ad acidificare il suolo, favorisce la successione ecologica, quindi la crescita di arbusti e di piante spinose). Il castagno ha caratterizzato il fiorire dell’omonima civiltà: la civiltà del castagno.
Le testimonianze di cultura materiale presenti nello spazio espositivo denominato Burghett di Rat, raccontano la storia della gestione del bosco. Nella cantina du la Mariana, una stalla, è possibile ritrovare le gerle utilizzate per il trasporto del fogliame, utilizzato come strame per il bestiame.
In seguito a periodi di abbandono delle coltivazioni oggi le selve castanili sono ecosistemi ai quali si presta particolare attenzione, sia per interesse nella tutela e valorizzazione della biodiversità, sia per incentivare filiere produttive locali e sostenibili.
Il castagno non ama la siccità e predilige terreni con poco calcio biodisponibile: i suoli carbonatici e umidi delle nostre Prealpi sono ideali per una buona crescita e produzione di frutti.
La posizione geografica e le caratteristiche territoriali di Orino rendono i margini del borgo luoghi ideali per la castanicoltura, grazie alla protezione del versante montuoso e alla presenza di un’umidità costante anche in periodi siccitosi.
Ad Orino il recupero delle selve castanili è reso possibile dal Consorzio dei Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio, di concerto con l’Associazione Matrioska, che si prende cura della manutenzione ordinaria di alcune selve.
Le varietà di castagno diffuse nell’area del Parco del Campo dei Fiori presentano caratteristiche genetiche differenti che si traducono in tratti morfologici e produttivi peculiari. Al fine di valorizzare questa ricchezza varietale è stato necessario sviluppare metodi di “caratterizzazione molecolare” delle diverse varietà, basati sull’analisi del DNA.
PER APPROFONDIMENTI:
https://www.upkeepthealps.eu/lezioni-corso-il-castagno-per-il-territorio-modulo-selve
https://www.upkeepthealps.eu/e-book
Per approfondimenti:
Evoluzione della castanicoltura nel ‘900
Selve castanili e biodiversità
ROC-selve castanili e chirotterofauna