Il Parco della Biodiversità è un progetto nato nel 2015 per preservare la qualità di mela coltivata in paese ma ospita anche varietà e specie vegetali tradizionali della zona e più in generale dell’area prealpina, di cui per varie motivazioni si sta perdendo definitivamente l’uso e la conoscenza.
Partendo da questo luogo puoi cominciare a viaggiare grazie ad una mela nella Grande Storia, quella dalla preistoria ai giorni nostri, nella storia poco conosciuta ma appassionante dello scienziato Aymak Djanglaiev, nella geografia delle grandi Foreste dei meli selvatici. Puoi proseguire il tuo viaggio più a km zero, scoprendo il frutto del paese, Il Melo Poppina di Orino e il progetto dell’Ecomuseo che porta il nome di questa mela. Il Parco della Biodiversità è’ stato finanziato da Regione Lombardia e realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione Minoprio e l’Associazione La Campagna. L’impianto prevede filari di piante di melo Poppina circondati da fasce erbacee di flora autoctona. L’obiettivo di questo Parco della Biodiversità non è solo preservare e valorizzare specie vegetali della tradizione, ma anche mostrare ai visitatori la differenza tra la frutticoltura “di una volta” e gli impianti più moderni ed intensivi. Il Frutteto Didattico è anche un luogo di ricerca: negli anni sarà possibile osservare la crescita della varietà di melo poppino coltivata nelle due differenti modalità.
L’impianto è stato realizzato a buche per mantenere intatto il manto erboso. Sono state messe a dimora 45 piante di Pom Pepin con sesto di impianto quadrato 5×5, allevamento a vaso e portinnesto clonale (ottenuto per via vegetativa dalla pianta madre, non da seme) M111; altre 32 piante della stessa varietà sono state impiantate e predisposte per l’allevamento a fusetto, con palificazione di sostegno in castagno, portinnesto clonale M26 e sesto d‟impianto 5×266. Per approfondimenti: I portinnesti del melo
MM111 è un portainnesto vigoroso con apparato radicale forte ed espanso che cresce in qualsiasi tipo di terreno, rendendo la pianta resistente alla siccità. L’entrata in produzione è più o meno lenta a seconda della varietà innestata (mediamente 4-5 anni). La pianta su questo portainnesto raggiunge grandi dimensioni (6-8 m altezza). Adatto per zone non irrigate e terreni difficili. Consente una coltivazione degli alberi di mele con una forma come avevano un tempo, tipica del paesaggio rurale, prima dell’avvento della coltivazione intensiva. M26 è un portainnesto di medio-debole vigore, produce meglio in terreni non troppo fertili e profondi, ma comunque permeabili, irrigui. Le piante necessitano di sostegni. La messa a frutto è precoce, dal 2° anno d’impianto.
La presenza di due differenti sesti di impianto permette di confrontare un modo di fare frutticultura proprio della tradizione, con le più moderne tecniche di allevamento.