Sebbene non siano situate nel territorio di Orino, come Laioli ricorda, nel 1876 “vi sono [erano] nel territorio di Cabiaglio diverse fornaci di calce di qualità stupenda, taluna delle quali a fuoco perpetuo: rinomata fra tutte la fornace denominata di Fellino1″.
Le antiche fornaci – dette anche calcare o calchere – debbono essere viste come testimoni ancora evidenti di una pratica storica, la produzione della calce utilizzata come legante impiegato nell’edilizia.
Le fornaci erano presenti in numero significativo in tutto il territorio antropizzato, in particolare in prossimità
dei siti in cui era disponibile in maggiore quantità e con maggiore accessibilità la materia prima necessaria alla sua produzione, ossia la pietra calcarea.
La calce veniva cotta periodicamente, in specifici periodi dell’anno, nei quali la manodopera non specializzata e gli animali per il trasporto erano più economici in quanto il settore agricolo risultava inattivo.
Il combustibile adoperato per l’accensione della fornace e la cottura della pietra era il legname, facilmente reperibile sul posto.
Era reperibile sul posto anche la pietra calcarea, come testimoniano alcuni sbancamenti che testimoniare l’esistenza di almeno un’antica cava nei pressi. Proprio da essa veniva prelevato sia materiale da costruzione adoperato nel centro abitato di Orino (case private, cimitero…) che, come residui di scavo, per l’approvvigionamento della fornace.
1: Lajoli M., Cenni corografici storici statistici della Valcuvia brevemente e liberamente esposti, Lombardi, Milano 1876