«Dietro a lei il lavatoio riprendeva l’enorme suo strepito di cascata.
Le lavatrici si avevano mangiato il pane, bevuto il vino, e battevano più sodo, coi visi accesi, messe in allegria dagli aspri colpi di Gervasia e di Virginia.
Le conversazioni continuavano da un capo all’altro delle corsie.
Le voci, le risa, le parole grasse, si facevano strada fra il gran gorgoglio dell’acqua»
Èmile Zola, L’Assommoir, 1878
Degli originari tre lavatoi pubblici presenti nel passato ad Orino, ne sono rimasti visitabili soltanto due: quello di piazza Rossi e quello di via della Rocca.
I lavatoi di Orino erano e sono tuttora alimentati dalle fonti: quello di piazza Rossi è alimentato dal fiume mentre quello di via della Rocca attinge al troppo pieno della fonte della Gesiola.
Lavare i panni era un lavoro faticoso: bisognava fare il bucato mettendo i panni in ammollo nel mastello, con il secchio andare al lavatoio, insaponarli, fregarli con la spazzola a batterli sul sasso, risciacquarli e strizzarli perché perdessero più acqua possibile al tempo stesso però recarsi in quel luogo era un modo per stare in compagnia, scambiarsi confidenze e, perché no, anche cantare.
I lavatoi si presentano in forma rettangolare, in pietra, e la vasca è divisa in vari moduli dotati di piano inclinato. Entrambi presentano una tettoia, al fine di riparare dagli agenti atmosferici le donne che vi facevano il bucato. L’area su cui insistono è delimitata da un muretto che aveva lo scopo di individuare uno spazio con funzioni ben definite e, a livello pratico costituiva elemento d’appoggio per i panni da lavare o asciugare.
Anche nei dintorni erano presenti altri lavatoi: per esempio a Cabiaglio, Masciago Primo, Cassano Valcuvia, Cuveglio, Vergobbio, Cittiglio, Gemonio.