Il castagno, denominato “l’albero del pane”, non offriva soltanto i propri frutti, ma anche legno come materiale da costruzione, paleria, combustibile; il fogliame come lettiera e foraggio. L’importanza storica del castagno risale al Medio Evo, periodo durante il quale i montanari fondavano un nuovo villaggio solo laddove questo albero poteva crescere vigoroso. Nel corso dei secoli, l’uomo ed il castagno hanno costituito e rafforzato sempre più un connubio inscindibile e decisivo per la vita di entrambi.
E’ stata l’azione dell’uomo ad aver consentito al castagno di svilupparsi; non a caso gli anziani sostenevano che il miglior concime del castagno fosse la roncola con cui ripulire l’albero ed il sottobosco, altrimenti il “re del monte” resiste ma decade e si ammala. Il lavoro di raccolta nelle selve castanili cominciava a settembre per le varietà precoci e si protraeva anche nel mese di novembre per le varietà tardive; ciò dipendeva dai diversi periodi di maturazione delle differenti varietà. Secondo la tradizione c’erano vari modi per conservare i frutti: la ricciata, la novena e l’essicazione.
Una volta si faceva la „ricciata‟, ovvero si rastrellavano i ricci pieni, se ne faceva un mucchio e lo si copriva con le foglie tenute umide, in questa maniera i frutti si mantenevano freschi.
Si rastrellava tutto, castagne buone o meno; quello che non mangiava la gente mangiavano gli animali di casa perché una volta non si buttava via nulla e i ricci venivano usati per accendere il camino. (…) Altri erano i sistemi per conservarla e uno era la „novena‟, e consisteva nel tenerle a bagno nove giorni e cambiare l‟acqua ogni dì. Al termine la castagna non avrebbe sviluppato il verme. L’altra era l’essicazione sulle grate nei solai. Si otteneva otturando l‟uscita del fumo e indirizzandolo nei solai. Una volta secche si picchiavano con un attrezzo formato da due pezzi di legno uniti da una corda detto „spaviggia‟, o in un grosso mortaio di sasso con un bastone particolare, quindi si mondavano le bucce con il vaglio. Così pulite si macinavano per ricavarne farina.
27 Aa. Vv., Urin de temp indrè, Comune di Orino, p. 107.
La civiltà del castagno oggi torna a vivere sotto nuove forme, per lo più grazie ad enti del terzo settore in collaborazione con gli enti pubblici. Nel 2009 è nato il Consorzio dei Castanicoltori di Orino Cabiaglio e Brinzio e le associazioni locali supportano nella manutenzione ordinaria.
Per approfondimenti: la selva castanile