“C’erano molte qualità di castagne, ogni paese aveva i suoi nomi per distinguerle, termini dialettali difficili da tradurre. Le più belle erano i marroni, grossi, rotondi e senza pellicina interna al frutto che venivano vendute ai signori. Le prime a cadere erano le temporive, poi c’erano a memoria, insedett, nera de nes, nera con coda, teramatt, rossone, piatere, belle, venegone, viòs, uriòr, enset del lupo che erano la qualità distribuita da innestare ai tempi del Fascio. Si dovevano cogliere separate perché ogni qualità aveva il suo utilizzo”.
(Aa. Vv., Urin de temp indrè, Comune di Orino, p. 106)
Gli studi genetici stanno confermando ciò che la memoria conserva nel ricordo degli orinesi. Nelle selve castanili sono presenti diverse varietà con caratteristiche differenti. Con il progetto CASTADIVA del Consorzio dei Castanicoltori, ricercatori del CNR di Milano e di Porano (TR) e dell’Università degli Studi di Milano, stanno analizzano il DNA del castagno locale prealpino, per valorizzare le risorse genetiche.
Per approfondimenti: CASTADIVA Biodiversità e multifunzionalità del castagno, CNR https://sites.unimi.it/progettocastadiva/