“I beni culturali presenti su un territorio, non sono solo tracce della sua memoria, ma costituiscono altresì trame possibili per lo sviluppo presente e futuro.”
A. Candela e P. L. Arena, Cultura Materiale e Paesaggio Montano, Aracne Editore, 2015, p. 179.
Catalogare gli oggetti di cultura materiale presenti nelle quattro “cantine” del paese, ha costituito il primo approccio allo studio della Storia locale della Montagna. La catalogazione, tramite la compilazione di una “Scheda di Inventariazione per Beni Demoetnoantropologici” in uso al Catasto Nazionale per ciascun oggetto, è stata effettuata applicando lo stesso metodo scientifico che si utilizza nelle Scienze Naturali: osservazione, misurazione, studio e descrizione della forma per arrivare a determinare la funzione. Il concetto “la forma è l‟immagine plastica della funzione” vale sia per gli elementi naturali che per i manufatti, dato che l‟essere umano nell’ideazione e realizzazione di oggetti, strumenti ed attrezzi, si è da sempre ispirato alle forme presenti in natura.
Gli spazi espositivi attualmente sono quattro:
La cantina du la Gesa: si trova lungo la Via San Lorenzo, la direttrice del paese, in prossimità dell‟omonima Chiesa. È uno scantinato costituito da due locali. Nel primo si trovano principalmente gli attrezzi del falegname e nel secondo gli strumenti per le attività agrosilvopastorali.
La cantina dul Fael: la cantina di Raffaele, un anarchico orinese del primo dopo Guerra, noto in paese per le sue idee “rivoluzionarie”. Considerandone la struttura, il locale sembra sia stato adibito alla vinificazione casalinga.
Il Burghett di Ratt: ospita le testimonianze di cultura materiale inerenti al governo del bosco
La cantina du la Mariana: una stalla dedicata alla socialità delle donne.
Durante la catalogazione, agli oggetti è stata attribuita una categoria di appartenenza scelta tra le seguenti: agrosilvopastorali, artigianali, domestiche e ludico-ricreativi; quest‟ultima, essendo scarsamente rappresentata, è stata omessa dalle descrizioni.
La scelta dell‟utilizzo dell‟espressione “gli oggetti raccontano” enfatizza la metodologia di ricerca: non solo gli oggetti, tramite la loro forma, raccontano la propria funzione; gli oggetti, raccontati da chi li ha utilizzati, sono la testimonianza di un patrimonio culturale da tutelare, valorizzare, tramandare, da raccontare.