Nell‟ultimo secolo il metodo più utilizzato per la propagazione degli alberi da frutto è stato l‟innesto, che, tramite la riproduzione vegetativa, produce popolazioni clonali. Per millenni la propagazione per seme era stato il metodo principale e coesisteva accanto ai metodi di clonazione. La moltiplicazione per seme non offre la possibilità di produrre piante con le stesse caratteristiche della pianta madre, strategia a favore della biodiversità e a discapito del frutticoltore. È quindi da più di 2000 anni che si ricorre alla combinazione di due bionti avvalendosi della tecnica dell‟innesto. Con questo metodo si unisce la varietà prescelta, detta nesto, cioè la porzione aerea della pianta, alla parte sotterranea al livello del colletto, il portinnesto, cioè l‟apparato radicale. La maggior parte di portinnesti proveniva dal seme, e soltanto dopo l‟inizio del 1900 sono stati selezionati diversi semenzali originariamente coltivati nei giardini delle abbazie francesi. Presso la Stazione Sperimentale di East Malling in Inghilterra è stata selezionata una serie di portinnesti facili alla radicazione e con differenti livelli di vigorie, contrassegnati con la sigla EM (East Malling) seguita da un numero romano di selezione da I a XXVII. A partire dagli anni ‟70 la nomenclatura è cambiata in quanto si iniziò a usare la M (per Malus) seguita sempre da un numero in arabo. Così è stata creata una serie di portinnesti, moltiplicabili per via agamica, in cui tutte le piante discendenti sono identiche all‟unica pianta di partenza. Alcuni di questi portinnesti si sono diffusi in tutto il mondo in base al loro adattamento a svariate condizioni pedo-climatiche.
Immagine tratta da www.culturaecoltura, Il Melo, i portinnesti, pag.434.
E‟ d‟uso una nomenclatura dei portinnesti basata su codici. Molti portinnesti sono marchi registrati, protetti da brevetto, il cui utilizzo è vincolato. I portinnesti conferiscono alla pianta da frutto caratteristiche ben specifiche:
vigoria – determina lo sviluppo e le dimensioni della pianta; maggiore è la vigoria, maggiore è l‟espansione dell‟apparato radicale e lo sviluppo della chioma;
resistenza alla siccità e alle condizioni climatiche – il portinnesto vigoroso è più resistente;
adattamento ai diversi tipi di terreni;
regolazione della produzione – il portinnesto influenza il rapporto tra vegetazione e quantità di frutti prodotti. Portinnesti vigorosi entrano in produzione più lentamente.
La forma di allevamento della pianta viene scelta in base al portinnesto utilizzato. La forma di allevamento a vaso è una delle più classiche utilizzate nel frutteto, ben espansa in volume, pensata per piante con vigoria almeno medio alta. La pianta giovane può essere indirizzata alla forma di vaso con una corretta potatura di formazione, volta a determinare tre o quattro branche principali che si aprono a imbuto verso l‟esterno. Dal fusto alto almeno mezzo metro si diramano tre o quattro branche principali con un‟inclinazione verso l‟esterno e verso l‟alto di circa 40 gradi. In questo modo l‟albero risulta ampio e quindi richiede un buono spazio, in genere 5 metri, e la chioma resta ben aperta ed arieggiata. La forma a fusetto è tipica della melicoltura intensiva. È una forma contenuta che richiede l‟utilizzo di portinnesti nanizzanti che conferiscono alla pianta una forma più contenuta e una precoce entrata in produzione. Le piante sono coltivate molto fitte, a distanza di circa 2 metri le une dalle altre. Se il vantaggio è la produzione precoce, il limite è la scarsa vigoria collegata ad apparato radicale superficiale e debolmente ancorato a terra.
La frutticoltura intensiva utilizza principalmente portinnesti nanizzanti Con il codice M9 si identifica un soggetto vegetale di notevole importanza: Malus pumila, specie vegetale il cui precursore selvatico è originario del Caucaso. Questa cultivar è utilizzata come portinnesto poiché date le dimensioni ridotte consente la realizzazione di densi sesti di impianto a fruttificazione precoce e ridotto sviluppo della vigoria della pianta.
Immagine tratta da www.gbif.org, descrive la distribuzione attuale di Malus pumila, così largamente diffusa poiché la specie viene utilizzata come portinnesto clonale nanizzante.