“E‟ indispensabile conoscere anche i parenti selvatici delle piante coltivate e proteggerli dalle nostre attività distruttive”.
Addomesticamento e conservazione di alberi da frutto selvatici in Eurasia. Le Foreste dei Meli Selvatici del Thien Chan. Pag.87.
I termini “selvatico” ed “addomesticato” sono contrapposti; “addomesticato” e “coltivato” non sono necessariamente sinonimi. È perciò necessaria una disambiguazione; si noterà come, chiarendo il significato dei termini, non sia così semplice e lineare tracciare confini netti tra piante selvatiche, addomesticate e coltivate. Il dizionario Merriam-Webster (2016) definisce il termine “selvatico” riferito ad una pianta come l‟essere cresciuto o prodotto in natura, al contrario dell‟essere cresciuto o coltivato dall‟uomo. Le piante selvatiche possono essere ulteriormente suddivise in base alla loro origine; ciò permette di restringere la definizione, escludendo le popolazioni le cui origini siano riconducibili a progenitori addomesticati. Una pianta è detta “coltivata” quando viene prodotta e/o cresce in condizioni controllate, in una struttura agricola. Il termine “addomesticata” si riferisce ad una pianta o animale adattato a vivere una vita in stretta associazione con l‟uomo, a vantaggio di quest‟ultimo (Merriam-Webster 2016). Il processo dell‟addomesticamento è estremamente complesso; si può svolgere anche attraverso la coltivazione. Le società di cacciatori e raccoglitori dimostrano al contempo che l‟addomesticamento non dipende necessariamente dalla coltivazione. Mentre è facile identificare la coltivazione, in quanto richiede specifici interventi umani finalizzati alla crescita delle piante, l‟identificazione dell‟addomesticamento è più complicata. Richiede l‟individuazione all‟interno di una popolazione di una serie di caratteristiche fenotipiche e genotipiche in base alle quali è possibile distinguere piante addomesticate dalle selvatiche. L‟insieme delle caratteristiche distintive, probabile oggetto della selezione operata dall‟uomo, risulta essere simile per l‟intera gamma delle specie vegetali addomesticate e viene definita “sindrome da addomesticamento”. Malus sieversii, la più importante progenitrice del melo addomesticato, è classificata come vulnerabile nella “Lista rossa” dell‟Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUNC), che contiene le specie ad alto rischio di estinzione globale. Autoctona del Kazakistan, il suo habitat è diminuito di oltre il 70 percento negli ultimi quarant‟anni, a causa dell‟espansione delle superfici agricole e dell‟erosione genetica dovuta all‟introduzione per innesto di varietà commerciali e ibridazione.
Immagine tratta da www.colturaecultura.it, Il Melo, origine ed evoluzione, pag.2
Malus sylvestris, specie autoctona in molte aree dell‟Europa settentrionale, centrale, orientale e sud-occidentale, ha un areale abbastanza esteso ma si presume che l‟ibridazione con Malus domestica coltivate abbia un impatto significativo sulla popolazione. Non è noto in quale misura la diversità genetica della specie sia stata compromessa; è perciò classificata dall‟IUNC come carente di dati.
A causa della larga diffusione e della dispersione delle specie coltivate, l‟estinzione delle forme primitive selvatiche potrebbe non essere rilevata perché mascherata dall‟abbondanza di forme rinselvatichite della stessa specie all‟interno o all‟esterno dello stesso areale di distribuzione originario. Un‟altra causa di estinzione delle popolazioni ancestrali che hanno dato origine alle piante coltivate è rappresentata dal retro-incrocio con le cultivar addomesticate, un meccanismo ancora poco chiaro ma degno di nota.
Selvatico vs coltivato: “è una necessità di assoluta urgenza aumentare la consapevolezza pubblica del fatto che siamo dipendenti dagli alberi da frutto (…) e dalle varietà sia delle loro forme coltivate che di quelle presenti in natura” (Av. Vv., Le Foreste dei meli selvatici del Thien Chan. Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2016, pag. 94.).
Se da una parte è necessario approfondire gli studi genetici delle varietà coltivate per rendere la frutticoltura più sostenibile, è altresì fondamentale proteggere le piante selvatiche affinchè le necessità produttive non prevarichino sulla loro conservazione.