Se le foreste dei meli selvatici sono un patrimonio ancora esistente, lo si deve all’opera dello scienziato Aymak Djangaliev. Nella primavera del 2005, la giornalista Cathrine Peix diede inizio ad un’approfondita inchiesta storico-scientifica sulla sua figura, per la realizzazione del docu-film Les origines de la pomme.
Aymak Djangaliev fu uno scienziato “visionario” e brillante, di origine kazaka ai tempi dello stalinismo trionfante. Studente presso la Facoltà di Agraria e ortofrutticoltura del Kazakistan, si distinse fin da subito per il suo talento. Negli anni di dottorato (dal 1941), ebbe accesso alle più recenti ricerche scientifiche di botanica, ortofrutticoltura e soprattutto di genetica. Formulò i principi che caratterizzano la sua carriera: devozione totale alla scienza, all’integrità scientifica, al coraggio di difendere le proprie convinzioni. Djangaliev fu anticonformista. Nonostante l’esonero dalla guerra grazie al suo diploma, si arruolò per combattere il nazismo. Nel dopoguerra riprese gli studi delle foreste dei meli del Kazakistan. Avendo compreso l’importanza degli ecosistemi, mise in cantiere lo studio dei suoli, della vegetazione, identificò il sistema di riproduzione vegetativa e iniziò lo studio dell’apparato radicale. Tra il 1951 e il 1955, nell’est del paese si abbattè una catastrofe climatica; per 5 anni consecutivi le temperature invernali scesero al di sotto di 48 gradi. Mentre le piantagioni di fruttiferi venivano distrutte, con stupore le autorità si accorsero che le foreste di meli selvatici non furono danneggiate dal gelo. Successivamente venne avviato un colossale cantiere per lo sradicamento di Malus sieversii. Djangaliev, reclutato, rifiutò di partecipare. A causa di una serie di vicissitudini politiche venne fatto scomparire dalla scena scientifica, benché studiosi attivi in diversi laboratori di ricerca in Occidente si interessassero ai suoi studi.
Tuttavia, Djangaliev non smise di opporsi alla deforestazione, avviando differenti iniziative per la tutela delle foreste selvatiche. Djangaliev morì il 21 giugno 2009, all’età di 96 anni, senza ricevere alcun riconoscimento scientifico. Ma è grazie a questo grande Uomo se oggi gli scienziati di tutto il mondo possono studiare nelle Foreste dei Meli del Thien Chan i segreti di queste piante così longeve, produttive, resistenti ai cambiamenti climatici, alle patologie, alle parassitosi.
“Soltanto l’educazione può impedire l’estirpazione massiccia e la scomparsa di questo patrimonio.”
Catherine Peix
In onore di Aymak Djangaliev, il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso, all’unanimità, di dedicare la xxvii edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino alle Foreste dei meli selvatici del Tien Shan, in Kazakistan.
Questa storia è ancora poco conosciuta al grande pubblico. Oltre ad offrire spunti di riflessione importanti, può farci osservare con occhi diversi il Parco della Biodiversità – frutteto di dattico di Orino.